Piazza Grande

E’ il simbolo della città ma anche delle sue trasformazioni. Sempre uguale a sè stessa eppure sempre un po’ differente. Ha visto la nascita di Parma romana e quella del fin qui travagliatissimo terzo millennio: è il centro

della vita, degli incontri, a volta delle trame e dei pettegolezzi.

Piazza Garibaldi deve il suo più affascinante racconto al comppianto architetto e storico dell’arte Gianni Capelli (1989, edizioni Battei).

Dai racconti di Tito Livio alle cronache più recenti, la Piazza incarna la storia del potere civile della città, a pochi passi dalla Piazza dei simboli religiosi e dei tesori artistici, in una convivenza man mano più tranquilla nello scorrere dei secoli. Nell’incontro di decumano e cardo, la Piazza di Parma è all’interno di un sistema rettilineo nato per collegare Roma e Padania, con uno sviluppo (tipicamente romano) lungo la sponda destra: e chissà se i coloni di Marco Emilio Lepido immaginavano allora di avere così creato le premesse del perenne sbilanciamento rispetto all’oltretorrente, nel “di qua” e “di là” dall’acqua.

Quante cose ha visto la Piazza e quante sono passate e scomparse. Dalla campana fusa per celebrare la vittoria su Federico II alla altissima Torre civica poi rovinosamente crollata nel 1606 con la tragedia di 26 morti. Fino a segni più “recenti” e duraturi: il monumento a Garibaldi del 1893 e le infelici risistemazioni del dopoguerra, ad esempio verso Bassa dei Magnani. Residenza del Podestà, prigione, Municipio: nelle trasformazioni della Storia e delle forme di potere si sono stratificati i passaggi principali della città. Ed oggi si fa cultura nel Palazzo del Governatore, che all’esterno offre la particolare e ormai familiare visione delle ottocentesche meridiane di Lorenzo Ferrari, mentre discreta veglia sulla città la protettrice Vergine del Boudard (1762).

Il libro di Capelli ricorda anche le tragiche devastazioni belliche e poi la ricostruzione che passò anche per la fertilissima stagione dei caffè letterari e per il piano di ricostruzione del 1950, non senza dubbi allora e rimpianti oggi. Poi, più recentemente, la partecipazione collettiva ai grandi fatti cittadini, belli e brutti: la visita di Papa Giovanni Paolo II e il funerale per i morti nel crollo del padiglione Cattani all’ospedale. E non manca un cenno all’ex Cobianchi, tesoro sotterraneo che ebbe un suo ruolo culturale (la Biblioteca Guanda e tanti incontri culturali e politici) ed è oggi uno spazio
desolatamente vuoto. In attesa che qualcuno, speriamo con fellici ispirazioni, inventi una nuova pagina della storia di Piazza Grande.

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