Chi è l’assassino? Bastano poche pagine, pochi minuti di lavoro, una confessione casuale e le conferme delle moderne indagini scientifiche. “What else?” potrebbe quindi chiedere il detective di turno. Ma se il commissario è
il Soneri creato da Valerio Varesi, un delitto da risolvere o un delitto “risolto” propongono quasi i medesimi dubbi. Soneri è Franco; di nome, di ispirazione (porta con sè alcune caratteristiche di un ex capo della Mobile di Parma Franco Vitale) e soprattutto è franco di carattere. Brusco e dolce allo stesso tempo: con i colleghi come con la compagna Angela. E così, una confessione già servita e una indagine senza apparenti difficoltà diventano pretesto per una nuova e ruiscitissima introspezione: come Valerio (uso il nome per l’amicizia, che però non fa velo a una stima ormai pluridecennale) ci ha abituati.
“Reo confesso” è a mio avviso uno dei più riusciti, fra i sempre stimolanti libri di Soneri/Varesi. E’ come se, maturando insieme commissario, scrittore e lettori, le riflessioni personali o di coppia (qui anche il ruolo di Angela è ancor più prezioso, nelle pieghe della vicenda) si adagiassero su di noi sempre più dolcemente: malinconicamente, a volte, ma con la delicatezza dello scrivere che ci entra dentro lasciando il segno. Che è poi quanto di meglio si possa chiedere a un libro.
Varesi riesce a parlare di Parma senza…parlarne, Nel senso che la città, con i suoi pregi e i suoi tanti vizi, è sì esplicitamente nella trama, ma con un ruolo di sottofondo che paradossalmente ce la svela meglio di tanti articoli o convegni o proclami. E nel moltiplicarsi di tanti nuovi commissari e commissarie , spesso a livello di usa e getta o da usa e fiction, Soleri ci appare sempre più solido e amico. E a proposito di fiction, qui il volto e i modi di Luca Barbareschi sono davvero quelli che “vedo” quando leggo le sue storie sulla pagina.
E se la nebbia che avvolge anche questo capitolo, e lo accompagna fino alla fine, sembra a volte il simbolo di una parmigianità che nasconde i suoi difetti, qui appare più come un bozzolo che in tempi di pandemia (anche a questo si accenna) avvolge le nostre vecchie contraddizioni e la nuova fragilità da cui stiamo cercando di uscire. Anche con l’aiuto di chi le emozioni sa leggerle e, come Valerio con sempre maggiore autorevolezza (Le Figaro lo ha definito “Simenon italiano”…) sa scriverle sulla carta. E Dio sa quanto ne avessimo e me avremo bisogno: così come doi altri libri intelligenti.