Correggio, l’innovatore

“La più bella di tutte le cupole che erasi dipinte prima e dopo di lui”.

Nelle poche parole di Antonio Mengs, pittore e studioso germanico del Settecento, c’è tutta la vertigine che assale il visitatore

del Duomo di Parma quando alza lo sguardo a contemplare la Cupola del Correggio. Un vortice che attira ed avvolge, quasi che dovessimo a nostra volta essere sollevati verso l’alto come Maria Assunta nell’Empireo, nella cornice concentrica di nuvole e angeli.

“Vortice tripudiante”, per prendere ancora una volta in prestito le parole di Pier Paolo Mendogni (“I salami dell’Antelami, i cieli del Correggio”, Diabasis editore), il quale aggiunge che solo un secolo dopo , e ad opera di un altro parmigiano come Giovanni Lanfranco, si vedrà a Roma una cupola simile, nella chiesa di San’Andrea della Valle (vedi foto qui sotto).

E naturalmente la straordinaria innovazione della Cupola del Duomo di Parma si può comprendere meglio visitando e studiando le altre due cupole che, nel raggio di poche decine di metri, Correggio realizzò anche nel monastero di San Paolo e nella chiesa di San Giovanni. Tre tappe di una irripetibile e permanente mostra, per “il più grande innovatore della pittura italiana del Rinascimento”. Ne riparleremo spesso, nella nostra Parmateca, ma intanto ricordate – per quando l’incubo della pandemia sarà finito e potremo tornare nei luoghi di Parma – quale grande e inedita Bellezza abbia lasciato traccia indelebile nella nostra città.

(Le foto sono tratte da Wikipedia)

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